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La magia discreta della Banca d'Inghilterra: come Londra ha superato la crisi senza accumulare debito

  • marketing8127
  • 16 feb
  • Tempo di lettura: 2 min

Nel marzo del 2020, mentre il mondo si chiudeva in un silenzio surreale e le economie globali si fermavano come ingranaggi inceppati, il governo britannico si trovava di fronte a un dilemma storico: come evitare il collasso senza appesantire il paese con un debito insostenibile? La risposta arrivò dalla Banca d'Inghilterra, in un'operazione tanto audace quanto poco compresa dall'opinione pubblica: finanziare la spesa pubblica senza ricorrere ai mercati obbligazionari, ma attraverso la creazione di nuova moneta.


Per comprendere l'importanza di questa decisione, occorre prima chiarire un concetto essenziale: nella narrativa economica tradizionale, uno Stato finanzia le proprie spese attraverso le tasse o, in mancanza di queste, emettendo debito. In questo secondo caso, il governo vende obbligazioni ai mercati finanziari, promettendo di rimborsarle in futuro con gli interessi. Questo meccanismo, pur essendo la prassi, comporta un aumento del peso del debito pubblico, con tutte le conseguenze che ne derivano.


Ma nel 2020 la Banca d'Inghilterra fece qualcosa di diverso. Conscia della gravità della crisi e della necessità di un intervento rapido, decise di espandere direttamente il conto corrente del governo presso la stessa banca centrale, noto come "Ways and Means Facility". In altre parole, invece di raccogliere fondi dai mercati, il governo britannico ricevette liquidità direttamente dalla sua stessa banca centrale, senza generare un debito da ripagare in futuro con gli interessi. Questa moneta, creata dal nulla ma garantita dallo Stato, consentì di finanziare le misure straordinarie di sostegno all'economia, dai sussidi per i lavoratori al potenziamento del sistema sanitario.


Un paragone semplice potrebbe aiutare a visualizzare il fenomeno. Immaginiamo che una famiglia debba affrontare un’emergenza improvvisa e abbia bisogno di denaro. Normalmente, potrebbe chiedere un prestito a una banca, impegnandosi a restituirlo con gli interessi. Ma se questa famiglia avesse la possibilità di ottenere liquidità direttamente dalla propria "cassa di riserva", senza obblighi di restituzione, potrebbe affrontare la crisi senza appesantire il proprio bilancio futuro. La Banca d'Inghilterra fece proprio questo per il governo britannico: fornì denaro senza le tipiche conseguenze di un'emissione di debito.


Chi potrebbe obiettare che questa operazione fosse pericolosamente vicina alla "stampa di moneta" senza controllo, avrebbe in parte ragione. Ma qui entra in gioco un altro elemento chiave: la credibilità della banca centrale. La Banca d’Inghilterra non si limitò a finanziare il governo indiscriminatamente, ma lo fece in modo temporaneo e mirato, con l’obiettivo preciso di sostenere l’economia in un momento critico. Non si trattava di una strategia inflazionistica irresponsabile, ma di un intervento calibrato per rispondere a una crisi eccezionale.


Quando l’economia iniziò a riprendersi, la necessità di questa misura si ridusse e il sistema tornò progressivamente alle dinamiche tradizionali. Ma l’operazione aveva ormai dimostrato qualcosa di fondamentale: uno Stato con una propria moneta e una banca centrale indipendente ha strumenti che vanno ben oltre il semplice indebitamento sui mercati finanziari.


Questa strategia ha aperto una riflessione più ampia su come i governi possano finanziare le proprie economie in tempi di crisi. La lezione britannica suggerisce che, con gli strumenti giusti e una gestione responsabile, è possibile sostenere un paese senza dover necessariamente accumulare montagne di debito. Un'idea che, in un mondo sempre più interconnesso e fragile, potrebbe rivelarsi preziosa per il futuro.

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